Il governo italiano vuole costituirsi parte civile nel processo ai soccorritori della Iuventa

Avevamo lasciato il processo contro la Iuventa una decina di giorni fa con una buona notizia: l’ordine da parte del giudice di occuparsi di riparazioni e manutenzione per la nave della ONG sequestrata in porto da ormai 5 lunghi anni. Di ieri invece la notizia della richiesta da parte della Presidenza del Consiglio e del Ministero dell’Interno di costituirsi come parti civili per presunti danni d’economici e morali (sic!).

Questo il comunicato della Iuventa:

Passi decisivi sono stati compiuti oggi nel processo ai membri dell’equipaggio della nave di soccorso civile Iuventa, che rischiano una pena di 20 anni di carcere per l’accusa di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” e la cui nave è abbandonata, pur se sequestrata, nel porto di Trapani da oltre 5 anni.

Sia il Ministero dell’Interno che l’Ufficio del Primo Ministro hanno chiesto oggi di essere ammessi come parte civile nel processo. L’intenzione espressa è quella di chiedere un risarcimento danni a coloro che hanno contribuito al salvataggio di persone in difficoltà in mare. Secondo il governo, lo Stato italiano ha subito un considerevole “danno economico e morale” proprio perché le persone sono state salvate dalla morte in mare e portate in un luogo sicuro, rispettando così non solo il diritto internazionale ma anche gli obblighi morali fondamentali.

Kathrin Schmidt, Iuventa-crew: “Il fatto che il governo italiano affermi apertamente di aver subito danni morali e di reputazione a causa delle nostre azioni di difensori dei diritti umani che salvano persone in mare è molto eloquente per uno Stato membro dell’UE e davvero vergognoso. Le indagini e i processi contro di noi sono sempre stati motivati politicamente. Ora questo è stato apertamente rivelato”.

Dariush Beigui, Iuventa-crew: “Meloni dice che stiamo danneggiando l’Italia perché abbiamo salvato delle persone e lottiamo per i loro diritti. Se i neofascisti vogliono farvi causa, è molto probabile che abbiate fatto tutto bene”.

Sebbene la Corte debba ora esaminare la richiesta dello Stato italiano nelle prossime udienze, nel corso dell’udienza odierna ha preso alcune decisioni fondamentali in merito alle controversie degli ultimi mesi: Cosa significa il termine “giusto processo” in Italia? La Corte non si è trovata d’accordo con il Procuratore capo su questo punto, ma ha seguito le richieste della difesa e di conseguenza ha preso il controllo degli elementi cruciali per un processo equo.

In primo luogo, la Corte ha stabilito che agli imputati della Iuventa deve essere fornita un’ulteriore assistenza linguistica sotto forma di un interprete aggiuntivo, al fine di, come ha dichiarato la Corte, “garantire un’effettiva partecipazione al processo”.

Inoltre, il giudice ha permesso alla difesa di presentare le registrazioni audio che la difesa aveva effettuato prudenzialmente durante l’interrogatorio di uno degli imputati. L’accusa si è incredibilmente opposta alla richiesta di inserire il file audio dell’interrogatorio nel fascicolo processuale, ed è stata smentita dalla decisione del giudice di ammettere la produzione.

Nicola Canestrini, avvocato degli imputati: “Accogliamo con favore questa decisione, perché ora finalmente si potrà esaminare la mancanza di qualità degli interpreti nominati dalla polizia e dalla procura. Le stesse prove audio dimostreranno che l’ufficio del pubblico ministero ha violato elementari regole procedurali, come citare correttamente la difesa nei verbali”.

Anche Amnesty Italia ritiene che si tratti di una “decisione importante, in quanto il diritto alla traduzione corretta di tutte le parti degli interrogatori è uno dei fondamenti di un processo equo”.

Infine, il tribunale ha nominato quattro esperti per preparare le trascrizioni parola per parola di tutti gli interrogatori, al fine di valutare l’adeguatezza dell’interpretazione. L’udienza è stata chiusa e aggiornata al 13 gennaio, quando verrà presa una decisione sulla validità dell’interrogatorio.

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