Iuventa: il giudice ordina di occuparsi di riparazioni e manutenzione per la nave della ONG

Molto abbiamo parlato nelle scorse settimane del caso Iuventa. Si è trattato del tipico “caso scuola” che ha dato il via alla forsennata e vergognosa campagna contro le ONG impegnate nel salvataggio in mare. Si è trattato di una vera e propria costruzione a tavolino atta a creare il “nemico pubblico” di turno da additare all’opinione pubblica. Quel che ne è seguito è stata una vera e propria galleria degli orrori che prosegue ancora oggi: gli accordi dell’allora Ministro dell’Interno del PD Minniti con la Libia, la crociata contro le navi di salvataggio che è proseguita da Minniti a Piantedosi passando per Salvini e Lamorgese, il processo in corso in Sicilia per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” (un processo in cui lo Stato italiano non è neppure capace di garantire i diritti della difesa come la puntuale traduzione degli atti nella lingue degli imputati). Ieri la notizia di una piccola, ma visto lo scenario lugubre, grande vittoria.

Qui il comunicato di Iuventa:

Dopo essere rimasta ferma nel porto di Trapani per cinque anni e abbandonata dalla Capitaneria di porto, la Iuventa è stata depredata, in gran parte demolita e rischia di affondare. Nella sentenza di ieri il tribunale ha ordinato alla Capitaneria di porto di risarcire i danni con ampi lavori di manutenzione sulla nave per riportarla alle condizioni in cui si trovava prima del sequestro nell’agosto 2017. Tuttavia, la possibilità di attuare la decisione del tribunale rimane dubbia, date le cattive condizioni della nave.

Kathrin Schmidt, difensore di Iuventa: “Trovo un po’ cinico che questa decisione sia stata presa dopo che quella che era una nave di salvataggio è ora solo un cumulo di macerie. Tuttavia, è un messaggio importante alla luce del trattamento arbitrario e delle misure contro le operazioni civili di ricerca e salvataggio”.

La stessa Procura che è stata costretta ad agire in questo caso dai tribunali è stata anche oggetto di critiche pubbliche per la sua conduzione del processo nel caso dei quattro membri sotto accusa dell’equipaggio della Iuventa. Ora deve anche assumersi la responsabilità di anni di abbandono della nave di salvataggio. Le autorità competenti hanno ignorato i segnali evidenti e le chiare indicazioni provenienti da più parti sul deterioramento delle condizioni della nave, sprecando così tempo e denaro dei contribuenti.

Francesca Cancellaro, avvocato della difesa: “Anche se per noi è una correzione importante e la percepiamo come un passo giusto, sottolineiamo che il sequestro non era necessario per continuare le indagini, avrebbero potuto continuare e completare le indagini senza sequestrare la nave”.

Nicola Canestrini, avvocato della difesa: “Mi chiedo chi debba assumersi la responsabilità di avere la Iuventa abbandonata per anni: se necessario, faremo la nostra parte per accertare le responsabilità, e non ci fermeremo finché non sarà fatta giustizia“.

In un anno e mezzo, la Iuventa ha salvato più di 14.000 persone in difficoltà in mare. Dal suo sequestro, più di 10.000 persone sono morte nel Mediterraneo centrale. Quando alle squadre di soccorso viene impedito di arrivare dove è necessario, si perdono vite che avrebbero potuto essere salvate.

Dariush Beigui, imputato di Iuventa: “Non è una vittoria per noi, come potrebbe esserlo vista la tragedia quotidiana ai confini dell’Europa. Anche se la accogliamo come un giusto passo avanti rispetto a decisioni politiche e giudiziarie che alimentano un trattamento sempre più aggressivo non solo dei migranti, ma anche di coloro che sono solidali con loro. Una vittoria non può che essere il riconoscimento che sostenere migranti non può mai essere un crimine, così come la volontà di sopravvivere e ottenere giustizia.”

Sascha Girke, imputato di Iuventa: “Il sequestro della nave è stato il culmine di una campagna diffamatoria contro le ONG SAR e la solidarietà con i migranti. Iniziata da think tank e opinionisti della destra radicale, le cui idee grossolane di effettiva cooperazione tra le ONG SAR e le milizie libiche sono state prima rafforzate dal capo di Frontex Leggeri e dal procuratore Carmelo Zuccaro e poi, infine, hanno ricevuto una legittimazione statale attraverso il codice di condotta di Minniti”.

Alla luce della crescente repressione del soccorso marittimo civile, facciamo appello a tutti: non lasciate che possano farlo di nuovo! Difendete il diritto alla vita, il diritto all’asilo, il diritto all’autodeterminazione e la libertà di associazione! Fermate la criminalizzazione della fuga e della migrazione! Fermate la criminalizzazione della solidarietà!

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