A Gerusalemme la destra in corteo: «Morte agli arabi»

La Marcia delle bandiere, al grido di «Morte agli arabi», è stata il testimone passato dal governo di Benyamin Netanyahu a quello di Naftali Bennett. Dando il via libera al corteo della destra estrema alla Porta di Damasco, luogo simbolo della Gerusalemme araba, e nella città vecchia, Bennett ha confermato che il suo governo è in continuità con quello precedente nei riguardi dei palestinesi. Malgrado la presenza decorativa al suo interno di partiti del centrosinistra e la formazione islamista Raam. Esponente di punta del nazionalismo religioso, Bennett ha preferito dispiegare migliaia di poliziotti nel centro di Gerusalemme Est teatro di tensioni fortissime negli ultimi due mesi, piuttosto che vietare una iniziativa che non vuole celebrare la città come si dice, ma affermare soltanto il controllo totale di Israele su di essa, inclusa la zona araba occupata nel 1967. D’altronde la maggior parte dei 5mila israeliani che hanno preso parte alla marcia era composta da coloni, spesso giovanissimi, settore della popolazione israeliana rappresentato in parte da Yamina, il partito del primo ministro. Fra i manifestanti si sono visti diversi deputati di estrema destra, fra cui i leader di Sionismo Religioso, Bezalel Smotrich Itamar Ben Gvir, già sostenitori lo scorso aprile del raduno razzista in cui lo slogan «Morte agli arabi» riecheggiò nelle strade tra le due Gerusalemme.

Organizzata inizialmente per lo scorso 10 maggio, la Marcia delle bandiere era stata cancellata in una giornata di crescenti tensioni, culminate con i lanci di razzi di Hamas e i bombardamenti aerei israeliani su Gaza, proseguiti per 11 giorni. La destra estrema è tornata alla carica al termine dell’escalation. Contro i dubbi dei vertici della polizia, l’ex premier Netanyahu e i suoi ministri hanno deciso di autorizzarla, con il percorso originario mantenuto ad eccezione del passaggio del corteo per il quartiere musulmano della città vecchia. Ma i partecipanti comunque hanno tenuto le loro danze con sventolio di migliaia di bandiere davanti alla Porta di Damasco.

Il corteo, che si è formato in via Neviim, a poche centinaia di metri dalla Porta di Damasco, si è messo in marcia dopo le 18 locali. Nelle ore precedenti la polizia aveva isolato tutta l’area e sgomberato con la forza ogni palestinese sulle scalinate della Porta di Damasco. Una mossa che ha subito innescato scontri. I dimostranti palestinesi sono riusciti a chiudere, con cassonetti della spazzatura dati alle fiamme, per diversi minuti le vie Salah Edin e Zahra respingendo con lanci di sassi gli agenti israeliani, inclusi quelli a cavallo. Almeno 17 palestinesi sono stati arrestati e 33 feriti. Dalla Marcia delle Bandiere sono partiti anche slogan contro Bennett, accusato di essere un «bugiardo» e un «traditore» per essersi alleato con un partito arabo.

Proprio il leader Raam, Mansour Abbas, è stato in imbarazzo politico per tutto il giorno. Nei giorni scorsi aveva spiegato che la sua partecipazione al governo con la necessità di aprire una nuova pagina nelle relazioni tra arabi ed ebrei in Israele. Il «Morte agli arabi» scandito dai partecipanti alla Marcia delle bandiere, lo ha esposto alle critiche dei tanti che lo accusano di svolgere il ruolo del «buon arabo» senza alcun potere nell’esecutivo appena nato. Messo alle strette durante un’intervista radiofonica, Abbas ha detto di essere «contro qualsiasi provocazione» e di sperare «che la polizia e le autorità sappiano prevenire ogni escalation e ogni attrito». Si è fatto superare dal suo collega di governo e ministro degli esteri Yair Lapid, che, a sua differenza, ha condannato pubblicamente il coro che ieri invocava la morte degli arabi.

Non c’è stata alcuna «reazione militare» e lanci di razzi da Gaza come era avvenuto il 10 maggio, nonostante gli avvertimenti lanciati dal braccio armato di Hamas e da altre organizzazioni palestinesi sulla «profanazione» della città vecchia di Gerusalemme da parte della Marcia delle bandiere. C’è stato un lancio di palloncini incendiari da Gaza verso Israele oltre a raduni di protesta alla barriera di demarcazione. Il sostegno a Hamas è aumentato nei Territori secondo un sondaggio pubblicato ieri dal Centro per la politica e le ricerche statistiche di Ramallah. Il 53% dei palestinesi crede che il movimento islamico sia il «più meritevole di rappresentare e guidare il popolo palestinese». Solo il 14% ha detto lo stesso del partito Fatah del presidente Abu Mazen.

di Michele Giorgio

da il Manifesto del 16 giugno 2021


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