The Time Has Come – Freedom for Öcalan
Dalla nostra inviata.
Il 9 novembre 2021 è partita da Lavrio (Grecia) la Nave della Pace con a bordo attivisti e attiviste provenienti da Germania, Francia, Svizzera, Brasile, Spagna, Svezia, Grecia, Italia e Inghilterra, insieme a rappresentanti dell’HDP, del movimento delle donne e delle istituzioni del Kurdistan in Europa.
Grecia-Italia.
Due paesi che sono stati tristemente cruciali per Abdullah Öcalan nel corso di quell’anno che lo costrinse a spostarsi dal Kurdistan turco alla Siria, dalla Russia all’Italia fino al luogo dove è stato definitivamente fermato dai servizi segreti turchi.
Il viaggio della Nave della Pace si è concluso al porto di Napoli proprio il giorno del 22esimo anniversario dell’arrivo di Abdullah Öcalan in Italia, il 12 novembre 1998.
Il governo dell’allora Primo Ministro Massimo d’Alema non concesse l’asilo politico richiesto da Ocalan, violando di fatto gli articoli 10 e 26 della Costituzione, che regolano il diritto d’asilo e vietano l’estradizione passiva.
Dopo 65 giorni in Italia, il 16 gennaio 1999, Öcalan fu convinto a partire per Nairobi, in Kenya, e pochi giorni dopo, il 15 febbraio 1999, fu catturato dagli agenti dei servizi segreti turchi durante un trasferimento dalla sede dell’ambasciata della Grecia in Kenya all’aeroporto di Nairobi. Fu poi rinchiuso in un carcere di massima sicurezza in Turchia, nell’isola di İmralı, e lì è rimasto fino a oggi.
Öcalan, che oggi ha 74 anni, è isolato fisicamente dal resto del mondo ma le forze dittatoriali che lo tengono imprigionato non sono mai riuscite a far sì che ci si dimenticasse di lui; le campagne e le azioni politiche che condannano la Turchia, responsabile di crimini contro l’umanità nei confronti dei popoli non-assimilati, si sono susseguite a centinaia.
La Nave della Pace è l’ultima delle iniziative inserite all’interno della campagna globale “The Time Has Come – Freedom for Öcalan”, che richiede la libertà fisica del fondatore del PKK – Partito dei Lavoratori del Kurdistan.
Ma le rivendicazioni ripetute nelle diverse conferenze stampa svoltesi sia in Grecia che in Italia, sono tre e indissolubili una dall’altra:
Oltre la liberazione del presidente Öcalan, chiediamo la fuoriuscita del PKK dalla lista internazionale delle organizzazioni terroristiche e il riconoscimento dell’esperienza di autogoverno democratico del Rojava.
Adesso che lo Stato turco di Erdogan sta preparando un nuovo attacco militare alla città di Kobane, riconoscere il valore di un’organizzazione che ha avuto la capacità di fronteggiare ripetuti attacchi alla pace e alla democrazie in Medioriente, è di fondamentale importanza; non ci si può dimenticare il sacrificio di migliaia di uomini e donne per sconfiggere l’ISIS, mentre oggi quelle stesse persone resistono ai bombardamenti chimici turchi sulle montagne del Kurdistan iracheno.
Ecco perchè il viaggio di questa nave ha un’importanza simbolica molto forte. Non solo per le 60 persone che hanno intrapreso il viaggio via mare, ma per tutti gli attivisti e le attiviste per i diritti umani che sostengono le rivendicazioni di questa lotta.
Consapevoli di ciò, tante persone hanno partecipato a questa iniziativa anche aiutando con la diffusione delle notizie del viaggio per mare della nave, che ha avuto non poche difficoltà dovute al maltempo e a problemi tecnici; tanta è stata anche la partecipazione alle due manifestazioni a Lavrio per la partenza, e a Napoli con l’arrivo della Peace Ship.
L’energia trasmessa da coloro che hanno attraversato queste giornate è stata notevole, e voglio descrivere la bellezza del campo profughi di Lavrio, da dove è partito il primo corteo verso il porto con l’omonimo nome. Il campo è autogestito secondo i principi del confederalismo democratico, le pareti sono pieni di murales politici colorati, scritte rivoluzionarie e bandiere del PKK. Quando siamo arrivati noi, la sera dell’8 novembre, gli abitanti del campo avevano allestito il posto a festa con musica, balli, cibo curdo e vestiti tipici, oltre che le bandiere gialle con su scritto FREEDOM FOR ÖCALAN.
I canti rivoluzionari hanno dato vita a due grandi cerchi di persone che hanno ballato per ore, curde e internazionali, unite in una lotta per l’umanità.
Se in Medioriente non verrà lasciato spazio al volere dei popoli, se in nome della democrazia continueranno ad essere rafforzati e ridisegnati i confini, se in nome del tradizionalismo si continueranno a reprimere e violare le donne e se in nome del profitto continueranno a distruggere la terra, non ci sarà futuro di diritti per tutte e tutti.
Se costruire pratiche di democrazia diretta ispirate da una visione ecologica e dal protagonismo sociale e politico delle donne oggi è considerato terrorismo per i governi, allora noi ribadiremo con ancora più forza che terrorista è lo Stato turco che bombarda civili in Siria e in Iraq, mette al bando partiti democratici e arresta membri dell’opposizione in Parlamento, e si nasconde dietro la propaganda anti-curda mentre il Paese attraversa la peggior crisi economica di sempre.
Ad accogliere la nave al porto di Napoli erano presenti attivisti e attiviste della Rete Kurdistan Meridionale, attiviste NoTav, solidali, e tanti rappresenti istituzionali di Napoli, città che nel 2016 diede la cittadinanza onoraria a Abdullah Öcalan.
Dopo il corteo dal porto alla Prefettura di Napoli, si è svolta una conferenza pubblica al Cinema Modernissimo e poi un concerto con musicisti curdi e napoletani all’Ex-Asilo Filangieri.
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Il mondo sta dormendo sul martirio di quei pochi determinati. Come posso io semplice cittadino in Italia aiutare a disincantare il mondo e aprirgli gli occhi? Ieri vedevo il film sulla vita della giornalista del times di Londra che dopo aver gridato al mondo in diretta da homs, qualche giorno dopo cadeva martire sotto le bombe del regime genocida di hammas. Lho ricordata e ho ricordato anche quei giorni. L’ennesima storia di incredibile crudeltà. vorrei tutto questo non fosse successo, e sono ad un punto morto. Il mondo ha smesso di girare per la nostra anonima gratitudine troppo tempo fa e io non me la sento di comprarlo mettendoci la faccia.. eppure devo altrimenti lo faranno sempre i governatori al posto mio. Come posso io semplice cittadino in Italia aiutare a disincantare il mondo e aprirgli gli occhi?