11 novembre 2000 – L’assedio a Forza Nuova

Correva l’anno 2000.

Un anno sicuramente intenso per il movimento milanese.

Apertosi a gennaio con gli scontri contro l’apertura del CPT di via Corelli (per la serie corsi e ricorsi storici!), si sarebbe chiuso con scontri ancora più duri all’insegna dell’antifascismo.

Nel novembre di 20 anni fa Milano si accingeva a ospitare il vertice della Trilateral Commision, think tank del capitalismo internazionale fondato nel 1973 da David Rockfeller con lo scopo di alimentare il confronto tra le intelligenze migliori del capitalismo americano, europeo e giapponese.

Contro la Trilateral decise di mobilitarsi la nuova formazione di estrema-destra Forza Nuova.

Forza Nuova era nata nel 1997 con i consueti richiami al fascismo storico e alla tradizione cattolica più conservatrice. Un’ulteriore spinta al movimento sarebbe stata data dal rientro in Italia nel 1999 di Roberto Fiore e Massimo Morsello, latitanti nel Regno Unito per i processi legati ai NAR, la più grossa formazione di lotta armata di estrema-destra tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta.

La fine degli anni ’80 e i primi ’90 avevano visto un’effervescenza nel mondo della destra neofascista con l’affermarsi dei movimenti skin (Milano era stata culla degli Skins della Curva Nord e di Azione Skinhead).

Momentaneamente sbandati sia per l’azione repressiva dello Stato (Legge Mancino) che per gli scontri con gli antifascisti come quello celebre del maggio ’92 a Milano, la nascita di FN dava una nuova dimensione organizzativa a tanti “fascisti di strada”.

Del resto, nel 1994, il Movimento Sociale andava per la prima volta al governo con Berlusconi dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e proprio in quel momento, con la svolta moderata di Fiuggi voluta da Fini e il cambio di nome (da MSI ad Alleanza Nazionale) si apriva, in teoria, una prateria sconfinata di proselitismo sul fianco destro degli ex-missini.

Ovviamente l’apparazione in grande stile di Forza Nuova a Milano non poteva passare inosservata e così gli antifascisti della città iniziarono a preparare una mobilitazione contro la presenza della formazione di Fiore nella metropoli.

Ambiziosamente FN prima chiese di poter effettuare un corteo. Dopo il divieto della Questura ripiegò per un’iniziativa al chiuso ospitata dalla discoteca De Sade in via Valtellina. Per la giornata, sabato 11 novembre 2000, era previsto l’arrivo in città da tutta Italia di diverse centinaia di fascisti.

Antifascisti e antifasciste milanesi misero in piedi due concentramenti. Uno, pubblico, in porta Venezia dove affluirono circa 2.000 persone. Il secondo, più informale, all’allora Deposito Bulk che si trovava all’epoca a poche centinaia di metri dal ritrovo dell’estrema-destra. Al primo affluì quella che per semplicità all’epoca poteva definirsi l’area antagonista con la RAF – Resistenza Antifascista a tirare le fila. All’appuntamento del Bulk si unirono Leoncavallo, Coordinamento dei Collettivi Studenteschi e un discreto numero di ragazzi dello stadio.

L’appuntamento in Oberdan venne immediatamente blindato e circondato da un’ingente schieramento di Forze dell’Ordine che bloccava qualsiasi via. Impossibile muoversi in corteo.

Quando attraverso i telefoni cellulari arrivò la notizia che i fascisti rumoreggiavano e volevano tentare di uscire in corteo dal De Sade avvenne l’episodio capace di far cambiar segno alla giornata.

Improvvisamente, grazie a un colpo di genio, centinaia di persone scomparirono letteralmente da davanti agli occhi della Digos fiondandosi nel da poco inaugurato Passante Ferroviario di Milano.

Ed accoli riapparire “magicamente” alla fermata di Lancetti, a poche centinaia di metri da via Valtellina. Che dire? Un vero e proprio colpo di teatro!

Nel frattempo anche l’altro concentramento aveva iniziato a muoversi oltrepassando il ponte di Farini e avvistando, in lontananza, i lampeggianti di Polizia e Carabinieri già schierati in gran numero.

Da Lancetti, centinaia di antifascisti pesantemente autodifesi si diressero in corteo arrivando praticamente a pochi metri dai fascisti divisi solo da un muro di celerini.

E qui avvenne il secondo episodio decisivo della giornata. Il camion con l’amplificazione, che si era mosso autonomamente da porta Venezia e trasportava, per sicurezza, anche un gruppo di militanti veniva bloccato dalla Polizia e gli occupanti del mezzo messi in stato di fermo. Probabilmente allo scopo di utilizzarli come strumento di “mercanteggiamento” ora che era chiaro che il raduno di Forza Nuova stava venendo assediato su due fronti.

Al rifiuto, da parte della Questura di rilasciare quelli che erano dei veri e propri “fermi preventivi” si accendeva, da entrambi i lati dell’accerchiamento, lo scontro. Uno scontro estremamente duro fatto di barricate incendiate, sassaiole e bottiglie incendiarie.

Da un lato le Forze dell’Ordine decidevano di alleggerire la pressione facendo partire una carica di circa un chilometro che portava all’inseguimento dei manifestanti fino al ponte di via Farini. Dall’altra, con un utilizzo massiccio di lacrimogeni, gli antifascisti venivano respinti verso piazza Maciachini.

Qui il terzo incredibile evento della giornata.

Il gruppone di manifestanti in ritirata da via Valtellina incrociava un gruppo di fascisti Veneto Fronte Skinhead con tanto di tricolori evidentemente in ritardo all’appuntamento al De Sade. Di fronte ai primi sassi lanciati dai fascisti partiva una vera e propria pioggia di pietre da parte degli antifascisti che mettevano in fuga i nazi inseguendoli fino a Niguarda.

In serata venne organizzato un presidio spontaneo sotto la Caserma Sant’Ambrogio della Polizia di Stato per manfestare solidarietà ai fermati lì detenuti. Anche lì si rischiò un nuovo scontro con i celerini infuriati che cercarono di uscire dalla Caserma per dare una “lezione alle zecche” venendo riportati a più miti consigli dalla Digos.

Dei 26 fermi della giornata 17 furono tramutati in arresto. Si trattava dei ragazzi e delle ragazze presenti sul camion con l’amplificazione del corteo che erano stati fermati ancora prima che gli scontri inziassero. Dopo essere stati trasferiti a San Vittore furono rilasciati perché le prove portate a giustificare la loro detenzione si dimostratono totalmente inconsistenti.


Per approfondimenti

Un dossier sulla giornata pubblicato in questi giorni

Articolo da Repubblica del giorno dopo

Racconti sulla giornata: 1, 2, 3

 

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