Nuovo Decreto sicurezza – Sull’ordine pubblico non cambia nulla
Cambiano alcune norme sull’immigrazione. Ma nessuna sui reati connessi alle lotte sociali.
Nella giornata di ieri, con una riunione più breve del previsto, il Consiglio dei Ministri ha licenziato il nuovo Decreto Sicurezza (il terzo in due anni!) proposto dal Ministro dell’Interno Lamorgese.
Alla fine il tanto paventato scontro frontale tra Movimento 5 Stelle e PD non c’è stato.
Il partito di Zingaretti, uscito vincitore dal secondo turno delle amministrative, può dunque cantare vittoria.
E in effetti, sul tema dell’immigrazione, alcune delle norme più feroci volute dall’ex-Ministro dell’Interno Salvini sono stata cancellate o cambiate.
Questi i punti fondamentali modificati per quanto riguarda la regolamentazione dei flussi migratori:
-Cancellazione delle multe milionarie per le Ong.
-Stop alla confisca delle navi.
-Ritorno al meccanismo della protezione umanitaria con un allargamento delle maglie della protezione speciale.
-Tempi più brevi per ottenere la cittadinanza italiana.
-Ripristino della possibilità di svolgere lavori di utilità sociale.
Il nuovo decreto potrebbe essere definito un “ritorno all’era Minniti”.
Sì perché se come dicevamo vengono alleggerite la parti più truci contro i rifugiati, dal punto di vista dell’ordine pubblico e annessi vengono invece potenziati gli strumenti già previsti dall’ex-Ministro dell’Interno del Governo Gentiloni.
Viene rafforzato il Daspo urbano con l’introduzione di quella che è stata retoricamente definita la “norma Willy” (in riferimento al tragico e feroce omicidio di Colleferro) contro la cosiddetta “movida violenta”. Si tratta del divieto di accesso ai locali pubblici per chi si è già distinto per episodi di violenza negli ultimi tre anni. Il divieto potrà essere imposto dal Questore, come già le diffide dello stadio, senza che la persona abbia una condanna già andata in giudicato. Per coloro che non rispetteranno il Daspo è prevista la reclusione che sale fino a due anni e una multa da 8.000 a 20.000 euro.
Ma l’aspetto più significativo, ovviamente passato sotto silenzio, ma che chi si occupa di movimenti e repressione ha subito notato, è il fatto che le norme introdotte da Salvini sull’ordine pubblico prima del suo suicidio politico al Papeete nell’estate 2019 non vengono toccate.
La destra quindi, pur non essendo al governo, ancora una volta è stata capace di dettare l’agenda politica e far diventare opinione corrente un’impostazione punitiva del diritto penale nel confronti delle lotte sociali trasformate in una concatenazione di meri episodi criminosi svuotati da qualsiasi contenuto e valore politico.
Rimangono immutate le pene vergognose contro il blocco stradale (fino a 6 anni) strumento utilizzato in qualsiasi scenario di conflitto sul lavoro e studiate appositamente per opporsi alle lotte della logistica.
Immutate le norme più restrittive per chi porta in piazza strumenti difensivi come caschi e scudi (solo chi ha bazzicato le piazze sa quanto siano stati utili per evitare un mare di teste spaccate!) o per chi effettua dei “lanci” (per esempio di vernice o materiale pirotecnico) che non vanno a colpire nessuno (su questo esemplari le denunce per il corteo dell’anno scorso al Consolato turco).
Chiudiamo quindi citando un noto avvocato penalista milanese noto per la difesa dei movimenti.
“Bene, ma non benissimo”.
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La Ministra Lamorgese è riuscita a correggere ciò che era “inaccettabile” riguardo immigrazione e ONG. “Tutto il resto resta” dovrà essere motivo di risveglio della sinistra. Del resto il PD è partito di centro, incline a compiacere talune aspettative di potere, lo si è visto con l’indicazione di voto per il referendum, che ha nuovamente umiliato le tutele democratiche predisposte nella ns Costituzione. Essere di sinistra è un’altra cosa: applicare la Costituzione NON stravolgerla.