Per una Milano laboratorio contro le destre

Il contributo di Memoria Antifascista al dibattito aperto sul futuro di Milano con l’editoriale “Allo stagno preferiamo il torrente”.

Diciamo che allo stagno preferiamo il lago, un luogo raccolto di riflessione ma che al momento opportuno si muove verso il mare più ampio.
Non entriamo direttamente nel dibattito sulla questione sgomberi perché soggetti più autorevoli hanno già dato il loro contributo, ma ci interessa dialogare sugli spazi sociali che in questa città stanno progressivamente scomparendo per far spazio a una nuova Milano da bere, da un lato composta da quartieri centrali con servizi e luoghi di ritrovo inaccessibili alla stragrande maggioranza delle persone per motivi economici, dall’altra periferie magari servite dai mezzi pubblici e da supermercati ma assolutamente prive di spazi sociali, se non per la volontà di qualche associazione che non trova sostegno dall’Amministrazione o dai Municipi.
Questo determina che, soprattutto in aree giovanili e in assenza di sostegni concreti, la necessità di spazi diventa urgente, luoghi di aggregazione dove è possibile costruire percorsi, laboratori, iniziative, arte, musica, sport e altro, momenti che possono far crescere le persone se non addirittura creare sbocchi lavorativi.
In paesi con governi non certamente di sinistra ci son state amministrazioni che hanno saputo affrontare con coraggio questi temi, come Berlino o Copenaghen (quartiere di Christiania) favorendo sperimentazioni che hanno risolto situazioni conflittuali con reciproco vantaggio.
A nostro parere è un argomento che una amministrazione deve considerare strategico, esattamente come promuovere l’arte e le bellezze di una città, organizzare eventi e rendere gradevole un centro per il turismo, pensare di concedere spazi, con modalità diverse ma che consentano delle agevolazioni, a chi fa proposte intelligenti o intende avviare progetti lavorativi, renderebbero più ricca e vivibile una città eliminando progressivamente aree abbandonate che sono quelle poi che vengono occupate dallo spaccio, dalla criminalità e dal degrado, situazioni in cui le precedenti giunte di destra non ha mai fatto nulla e che oggi strumentalizza per fini elettorali.
È proprio questo aspetto che ci interessa di più, il degrado urbano e quello culturale, l’arma in mano a coloro che vogliono cancellare anni di lotte per la conquista dei diritti civili, del lavoro e dello studio, sgomberare luoghi (uso solo come esempio Ri-Maflow o Macao) senza offrire alternative, dà la sensazione che non si voglia investire sul futuro cancellando delle fucine di idee che talvolta sono stati precursori di iniziative di cui oggi certe amministrazioni si vantano facendole proprie e rendendole commerciali per gli interessi di pochi e non di una collettività.
Tutto ciò ha anche lo scopo specifico di distruggere quella memoria storica che ha attraversato il nostro Paese dalla lotta di Liberazione a oggi, che ci ha permesso di costruire negli anni conquiste importanti e dei sani anticorpi contro il risorgere del fascismo che si è presentato fin da subito dopo la nascita della nostra Repubblica.
Per questo, ogni pezzo che noi perdiamo in questa città è una crepa in più sul muro che cerca di contrastare le politiche nazionaliste e identitarie care a quella destra radicale oggi ben rappresentata dalla Lega di Salvini e che ci sta costringendo in una posizione marginale non in grado di reagire. Questo deve essere un problema di tutt* e non solo di qualcuno.

Perciò il sindaco di questa città deve decidere una volta per tutte se sottostare alle pressioni del governo attuale che farebbe tabula rasa di qualunque voce di dissenso, o se invece è in grado di mettersi alla guida di una città laboratorio che sia da esempio per molti comuni italiani, in tema di accoglienza, antifascismo, spazi sociali, casa, mobilità, riqualificazione delle aree dismesse e altro.
Qualcuno dice che non ci sono i soldi e che il governo attuale ha tirato ancora di più la cinghia, però quando si tratta di fare eventi/vetrina come nel caso delle Olimpiadi tutto è superabile, anche mettendo in conto delle perdite, mentre quello che noi sosteniamo è un investimento di lunga durata che si ripaga sia in termini economici sia di benessere collettivo.
È evidente che su tutto questo è necessario fare un ragionamento serio guardandoci negli occhi e comprendere quali sono le nostre responsabilità, altrimenti diventa facile giustificarci e gettare la colpa a qualcun altro.
Non intendiamo entrare nel merito delle questioni che sempre di più dividono la sinistra, questa è un’altra storia, ma è sotto gli occhi di tutti come ciascuno di noi ha trovato territori propri da difendere senza guardare la città nella sua globalità. Lo hanno capito anche i Verdi in Germania che sono passati dalla specificità ambientale degli anni ’70 a oggi dove trovano consensi elettorali per aver allargato la loro visione anche su temi come l’accoglienza, il diritto di cittadinanza, il lavoro, l’antifascismo e l’antirazzismo.
È vero, alcune delle realtà presenti su Milano non sono dei partiti perciò è giusto che si occupano di temi specifici perché non è possibile occuparsi di tutto, anzi, sarebbe controproducente, soprattutto quando non conosci a fondo l’argomento, per questo poi intervengono associazioni e movimenti che hanno delle specificità.
A Milano siamo stati abbastanza attenti a questo e siamo riusciti a costruire delle reti su tematiche precise, cito Nessuna Persona è Illegale e Milano antifascista, antirazzista, meticcia e solidale, le quali sono state in grado di raccogliere intorno a se situazioni diverse e che hanno allargato nel momento del bisogno ad altri soggetti. Si è stati capaci di lavorare insieme, senza metterci il cappello sopra, solo per ampliare le mobilitazioni. Ricordiamo nello specifico il lavoro comune svolto per il corteo del 20 maggio 2017 che ha attraversato in modo trasparente ed efficace un corteo che inizialmente voleva essere uno spot elettorale per il PD, o la manifestazione del 10 febbraio 2018 per i fatti di Macerata che partendo dal basso ha portato in piazza circa 10.000 persone.
Oggi ci sono nuove sfide, a partire da quel decreto sicurezza che intende rendere la vita più difficile a tutt*, a partire dai migranti oltre a impedire con la repressione qualsiasi area di opposizione sociale fuori dalle aule parlamentari. Queste sfide devono avere ancora più competenze specifiche, il gruppo di lavoro che sta lavorando intorno al CPR di Milano dimostra capacità di analisi, di proposta e di lettura delle pessime proposte del governo.
Dobbiamo fare lo stesso per quello che riguarda l’antifascismo, che è una delle due facce della stessa medaglia, oggi l’antifascismo non è solo il ricordo della lotta di Liberazione e nemmeno quello che ha significato negli anni ’60 e ’70 con la stagione del terrorismo nero, golpista e stragista, certo non vanno dimenticati, ma oggi c’è un fascismo ancora più subdolo che si presenta con la faccia simpatica e goliardica, per questo ancora più pericoloso.
In sostanza, se vogliamo uscire dalle secche attuali, dobbiamo essere in grado di riporre la coda e costruire un progetto comune, mantenendo le proprie specificità ma in grado di costruire un dialogo e un dibattito costante e che sia a pari passo con una serie di iniziative pratiche e concrete, dobbiamo generare opposizione, dobbiamo nuovamente essere in grado di produrre cultura.

Memoria Antifascista

SPECIALE “DIBATTITO SULLA METROPOLI”

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