Ong a processo: gli imputati e il tribunale commemorano le vittime di Crotone

Domenica scorsa, mentre arrivavano le prime terrificati notizie del naufragio di Crotone (al momento i morti sono 67) scrivevamo del processo in corso a Trapani contro le Ong accusate di salvare vite in mare e del rigetto del tentativo, da parte della Presidenza del Consiglio, di costituirsi parte civile. Oggi, con i contorni del disastro ancora più chiari, mentre divampa la polemica politica sul ritardo dei soccorsi e sulle vergognose dichiarazioni del Ministro dell’Interno Piantedosi che ha scaricato la colpa sulle vittime in una nuova udienza gli imputati hanno commemorato le vittime del disastro.

Questo il comunicato della Iuventa:

L’udienza preliminare di oggi contro i 21 imputati accusati di “favoreggiamento dell’immigrazione irregolare” tenutasi presso il Tribunale di Trapani è stata dominata dai fatti di Crotone.

Da un lato, lo sgomento e la costernazione di fronte alla tragedia. Dall’altro, la rabbia e l’incredulità per le circostanze in cui il massacro si è svolto. Gli imputati della Iuventa hanno chiesto e ottenuto di rilasciare una dichiarazione spontanea per commemorare le vittime. Il discorso è stato seguito da un minuto di silenzio.

“Signor Giudice,
Vorrei iniziare questa dichiarazione in aula in memoria di coloro che hanno perso la vita al largo della costa di Crotone. Sabato scorso, mentre ci trovavamo in quest’aula, queste persone stavano lottando per la loro vita. In modo terribile e inequivocabile, i morti ci ricordano cosa è effettivamente a processo qua. Il naufragio di Crotone è strettamente legato a questo processo. Per dirlo con le parole di Orlando Amodeo – a cui esprimiamo la nostra solidarietà – “Quelle persone potevano essere salvate. Non è vero che le condizioni del mare rendevano impossibile avvicinare la barca”. Noi volontari, con un peschereccio riconvertito chiamato Iuventa, abbiamo salvato persone con un mare in condizioni simili. Noi, Orlando Amodeo, e molti altri abbiamo dimostrato:

È possibile. È necessario. È l’unica cosa giusta da fare. Tutto il resto è sbagliato.

È la volontà politica che nega a queste persone un ingresso sicuro, è la volontà politica che le costringe su queste barche. È l’inversione da un Mare Nostrum a un Mare Clausum che crea le condizioni per la morte di centinaia di persone. Non sono state le cattive condizioni del mare, ma la negazione dell’aiuto laddove era possibile. Processi come questo impediscono gli aiuti.
Pertanto, in memoria di coloro che hanno perso la vita, nel più profondo cordoglio e rispetto per coloro che hanno perso i loro familiari, amici e compagni, in solidarietà con coloro che dovranno affrontare questo viaggio, chiediamo l’immediata chiusura di tutti i procedimenti, la riparazione e la restituzione della Iuventa nel più breve tempo possibile. Perché la risposta al naufragio di Crotone è il potenziamento dei mezzi di soccorso, non la loro confisca. La risposta è rappresentata da rotte d’ingresso sicure e legali, non dalla Fortezza Europa. La risposta sono i traghetti, non Frontex”.

Nel corso dell’udienza di oggi, è stata l’accusa a cercare di difendere la giurisdizione italiana e la propria competenza territoriale. La decisione del giudice sulle eccezioni sollevate dalla difesa è prevista per la prossima udienza del 15 marzo 2023.

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