Gaza, più unica che rara
Sotto i nostri occhi e quasi in diretta social è in corso uno dei più grandi esperimenti mai condotti al mondo;
2.3 milioni di esseri umani sono intrappolati in una piccola area murata e isolata, senza nessuna zona sicura dagli attacchi militari per un tempo che ha già superato di gran lunga la sopportazione umana a fame, stress e traumi, epidemie e sete.
In cinque mesi da quest’ultima – ma senza precedenti – aggressione militare, le persone a Gaza continuano ad essere totalmente disumanizzate, private della propria dignità e del proprio benessere umano, dopo aver perso tutte le loro proprietà, le loro case e in molti casi i loro familiari.
Mentre i soldati e i tank israeliani avanzano tra le macerie delle case e delle infrastrutture distrutte dai loro aerei militari e droni, gli aiuti umanitari non raggiungono nemmeno 1/3 della popolazione a causa dei blocchi imposti alle due frontiere.
In una situazione più unica che rara, 31mila civili (di cui 20mila sono donne e bambin*) sono stati assassinati in poco più di 150 giorni di aggressione militare.
Gli obiettivi da colpire a Gaza, e questa è un’altra delle nuove tecnologie militari pronte ad essere messe sul mercato, non vengono stabiliti da una mente militare umana: vengono decisi da un’intelligenza artificiale chiamata Gospel (Vangelo) e poi selezionati dai soldati israeliani operativi al momento.
I bombardamenti su Gaza vengono quindi compiuti attraverso l’uso di una piattaforma di intelligenza artificiale che ha accelerato in modo significativo la scelta dei bersagli tanto da venire indicata come una “fabbrica di obiettivi” che colpisce in maniera “incessante” e “non chirurgica”. Non importa la qualità ma la quantità.
Come se non bastasse questo assedio di ultima tecnologia militare, israele ha deciso di ridurre alla fame i palestinesi di Gaza, e non è dovuto passare molto tempo prima che si iniziassero a contare le prime morti: più di 50 decessi di bambini registrati negli ospedali sono stati causati dalla privazione prolungata di cibo, e non si conoscono ancora i numeri di chi è morto senza poter raggiungere uno dei pochissimi ospedali rimasti ancora operativi.
Questa fame – e il deperimento e l’arresto della crescita dei bambini – avranno un impatto a lungo termine sulla popolazione a livello fisico, cognitivo e morale. Tutto indica che ciò non solo è stato intenzionale, ma – considerando l’età media della popolazione palestinese di Gaza -ha anche volutamente scelto come target le future generazioni di quella terra.
La situazione era già molto fragile a causa della stretta soffocante di israele su ciò e chi entrava ed usciva da Gaza. Quando è iniziata la guerra, israele è riuscito molto facilmente a far soffrire la fame a tutti perché aveva la maggior parte delle persone sull’orlo del baratro, quasi totalmente dipendenti dai camion di aiuti.
Non si è mai vista una popolazione civile costretta a soffrire la fame così rapidamente e in modo così totale, e nemmeno un tempo cosi prolungato in assenza di tutto.
Dopo 17 anni di lente privazioni, dalla libertà di movimento ai periodi di pace, dalla riduzione delle ore di elettricità al controllo dell’acqua potabile, la situazione interna a Gaza è esplosa. Chi conosceva la situazione del popolo palestinese di Gaza ben prima del 7 ottobre 2023 non può giudicare quel gesto di evasione dalla prigione a cielo aperto in cui è stata ridotta Gaza.
Un rapporto delle Nazioni Unite dichiarava nel 2012 che Gaza sarebbe risultata invivibile nel 2020, ma le previsioni sono state di gran lunga anticipate già nel 2018, dopo due guerre, un’ulteriore restrizione sull’ingresso di beni e la repressione delle Marce del Ritorno.
A Gaza, un ragazzo di 15 anni ha vissuto cinque periodi di intensi bombardamenti nella sua vita: 2008/09, 2012, 2014, 2021 e ora.
I danni generazionale di questo massacro in corso non sono oggi minimamente calcolabili.
Quello che si conosce con certezza è che per la prima volta viene trasmesso in diretta mondiale un massacro che utilizza tecnologie e strategie militari senza precedenti, con un governo – quello israeliano – che sbeffeggia e rifiuta le istituzioni poste a sorveglianza di diritti umani.
Nethanyahu, protetto da interessi che vanno al di là della liberazione degli ostaggi israeliani, sta cercando di rovinare il futuro del popolo palestinese danneggiandone i figli e le figlie, sperimentando lo sperimentabile e preparando il terreno per una estrazione di gas sicura grazie ad ENI, e un trasporto che tramite i gasdotti arrivi in Egitto e poi da lì verso l’UE.
Non ci sono governi imperialisti occidentali realmente a contrasto con la politica genocida di Nethanyahu e i suoi ministri della destra religiosa. Questo perchè il mare di fronte a Gaza è un pozzo molto profondo di gas, un bene di fronte a cui delle vite umane valgono decisamente meno.
Gaza, la sua popolazione più unica che rara, è costretta suo malgrado a resistere a una concentrazione di interessi occidentali che non prevedono la loro esistenza nella loro terra.
Non c’era normalità a Gaza prima del 7 ottobre, quando con un calcolo approssimativo israele aveva deciso che ogni abitante di Gaza consumava 2.279 calorie, permettendo quindi solo a 500 camion di entrare con aiuti umanitari.
Oltre agli ingenti interessi economici, sulla pelle della popolazione palestinese di Gaza si sta effettuando un esperimento con lo scopo di indagare il comportamento umano in situazioni prolungate di stress e deprivazione estremi.
E anche noi siamo sotto test: i governi dei nostri paesi controllano il nostro livello di sopportazione alle ingiustizie, per quanto tempo ancora resteremo calmi di fronte alle immagini di bambini squarciati dalle bombe, di fronte ai convogli umanitari colpiti dall’esercito o le foto di anziani ridotti pelle e ossa dalla fame.
Se il mondo e la comunità internazionale (occidentale) sono stati in silenzio per tutti questi anni in cui la popolazione di Gaza è stata rinchiusa in un grande campo di concentramento grande poco meno di 365 km quadrati, l’impegno è ora che il massacro della popolazione civile di Gaza si fermi e non passi nel silenzio della storia come un conflitto alla pari privo di interessi terzi.
Stop al genocidio. Fine dell’occupazione sionista della Palestina.
Nassi LaRage
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