Il “laboratorio Gaza” e il destino del popolo palestinese
Pubblichiamo un nuovo articolo di Mohammed Al Majdalawi da Gaza.
La guerra finirà prima o poi. Tutte le stime dicono che finirà prima, perché ha esaurito la sua missione di distruggere Gaza almeno del 70%, ma i combattimenti nelle sue varie forme, di cui abbiamo parlato più di una volta, non lo faranno.
I combattimenti continueranno per raggiungere l’obiettivo della guerra: completare la distruzione di Gaza e garantire l’emigrazione della percentuale prevista dal piano di guerra, più o meno la metà della popolazione.
Il nostro popolo e la nostra causa sono stati sottoposti al più grande ed elaborato piano pianificato dai circoli di influenza nel mondo, a partire dalla Casa Bianca e dal Pentagono in America, attraverso lo Stato profondo in Israele, fino all’Iran e ai paesi nella regione, che, anche se non hanno partecipato al piano, sono almeno consapevoli delle sue grandi linee, e per finire con la parte palestinese, il piccolo strumento che, se diamo credito alla buona fede, è stato “attirato” nell’attuazione di questo piano e se invece cediamo a una mentalità cospirativa possiamo pensare facesse parte del piano stesso. Questo in aggiunta alle legioni di personaggi dei media, analisti e canali satellitari guidati dall’isola di Al-Udeid (in Qatar, ndr).
L’importante è che il piano fosse attuato e tutto ciò che sarebbe stato…sarebbe stato.
Gaza non sarà più la Gaza che conosciamo, né nella sua forma, né nella sua essenza, né nella sua geografia, né nella sua popolazione, né nella sua cultura, né nella sua economia.
Da queste macerie emergerà una nuova Gaza. Una Gaza “liberata” dal peso della pesante densità di popolazione, dalla minaccia demografica per i suoi vicini e dall’estremismo religioso e nazionale. Sarà anche liberata dalla povertà e dall’appartenenza nazionale componente palestinese, nessuna autorità, nessuna organizzazione e nessuna causa?
L’impatto di questa alluvione non si limiterà a Gaza, ma si estenderà a tutte le componenti della questione palestinese in patria e all’estero, dove la cospirazione per reinsediare i palestinesi alza la testa. Si estenderà anche all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e all’Autorità Palestinese, il cui ruolo finirà, giù fino alla Cisgiordania, dove si svolge la battaglia principale di Israele, che non si fermerà che dopo la sua occupazione e lo spostamento degli abitanti in altri campi profughi.
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