Gaza, una tregua precaria tra i deliri social trumpiani e gli intenti bellicosi di Netanyahu
La prima fase degli accordi di tregua a Gaza si concluderà sabato, e i colloqui per prolungarla o avviare la seconda fase sono ancora incerti, con il governo di Netanyahu – spalleggiato dall’alleato USA – che continua a gettare benzina sul fuoco.
Il vicepresidente della Knesset – ed esponente del partito del premier, Likud – Nissim Vituri , ha dichiarato ieri a una radio degli ultraortodossi: “A Gaza vanno separati donne e bambini, e gli adulti vanno eliminati”. Oggi il presidente degli Stati Uniti ha postato sul suo social un video prodotto con l’AI dove assieme agli amici Musk e Netanyahu, beve alcool e mangia hummus su una spiaggia di Gaza piena di persone felici, grattacieli moderni e danzatrici del ventre con la barba. Un modo assurdo, violento e oltre ogni limite per ribadire la sua idea di sfollare i palestinesi di Gaza per costruire ciò che egli stesso ha definito che sarà “la Riviera del Medioriente”.
Il rispetto per la vita umana ha perso ogni spazio nel dibattito internazionale per trovare una soluzione (almeno) di tregua duratura a Gaza.
Sotto le macerie di interi quartieri rasi al suolo ci sono ancora i cadaveri di centinaia di migliaia di persone (si stima che a Gaza siano state uccise più di 60mila persone. Fonte: The Lancet), dall’inizio della “tregua” a Gaza ne sono state uccise 100 – colpite dai soldati dell’esercito israeliano – e i beni di prima necessità bastano per una minima parte dei sopravvissuti.
Eppure, a tre giorni dallo scadere della prima fase della tregua (e dall’inizio del Ramadan), Trump, Netanyahu e Musk continuano a farsi beffe del destino dei palestinesi di Gaza.
Nel frattempo, è arrivata la proposta dell’ex premier israeliano Yair Lapid, di far gestire la Striscia di Gaza all’egitto per almeno otto anni, in cambio di un massiccio alleggerimento del debito estero.
I leader dei paesi arabi, così come quelli dei paesi dell’UE, mantengono un imbarazzante silenzio di fronte a tutto ciò.
Dall’inizio della tregua venticinque ostaggi israeliani sono stati liberati, e quattro corpi di ostaggi sono stati consegnati, in cambio di più di 1.100 ostaggi palestinesi detenuti nelle carceri sioniste.
Il 22 febbraio Hamas ha rilasciato sei ostaggi, ancora una volta fatti sfilare su un palco davanti alla folla prima di consegnarli alla croce rossa (Cicr). Infatti uno degli ostaggi israeliani, Omer Shem Tov, ha baciato in diretta mondiale la testa di due soldati di Hamas alla sua destra, come segno di affetto e rispetto.
Questo gesto, a pochi giorni dalla consegna scenografica dei corpi di una intera famiglia, ha dato la scusa a Israele per bloccare la liberazione di 620 prigionieri palestinesi, chiedendo la fine di queste “cerimonie umilianti”. In risposta, il 23 febbraio Hamas ha accusato Israele di “mettere in pericolo la tregua”, e poco fa ha dichiarato di essere disponibile ha interrompere le cerimonie; un chiaro segnale di mediazione per raggiungere la seconda fase degli accordi.
L’ala destra del premier israeliano, però, sta minacciando di rovesciare il governo se si dovesse procedere alla seconda fase, che richiederebbe a Israele di ritirarsi da Gaza.
* in copertina un video prodotto dall’Intelligenza Artificiale e condiviso dal profilo del Presidente USA su come si immaginerebbe la Gaza Riviera del Medioriente in un misto tra grottesco, pacchiano e disgustoso
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