Palestina libera tuttə!

Lunedì 22 settembre in decine di città italiane centinaia di migliaia di persone hanno scioperato, boicottato, sanzionato, lottato in segno di solidarietà alla resistenza del popolo Palestinese, contro il genocidio che da 77 anni l’entità sionista sta perpetrando e contro le politiche complici, belliche e repressive del governo Meloni.

Nonostante la pioggia, in 50 000 siamo sces3 a Milano, tra cui sindacati, lavorator3, student3, cittadin3, la comunità palestinese e le collettività del movimento milanese, partendo dalla Stazione di Cadorna per arrivare in Stazione Centrale. L’obbiettivo era chiaro: bloccare tutto. Bloccare le strade, i trasporti, i treni, ma anche le scuole, i negozi, bloccare la città e tutto il paese contro il genocidio. Perciò il corteo ha tentato di occupare la stazione ed è riuscito a bloccare il traffico ferroviario.

La risposta del governo è stata una violenta e cieca repressione: cariche della Polizia e dei Carabinieri e l’uso smodato di gas lacrimogeni. Invece il corteo ha resistito con forza e determinazione per più di due ore, mettendo in crisi il dispositivo poliziesco e defluendo poi in via Vittor Pisani, dove ha continuato a resistere e bloccare il traffico fino alla fine del pomeriggio. Interessante notare come proprio le piazze per la Palestina nell’ultimo periodo avevano subito manovre e tentativi repressivi eccezionali dalla Questura milanese, come le assurde cariche in mezzo al corteo e gli arresti del 12 aprile o il tentativo di impedire la partenza di svariati cortei del sabato. Lunedì la Milano palestinese ha mostrato come invece non si possa più fermare la solidarietà e la rabbia quando questa è un’espressione unitaria e variegata di chi questa città la attraversa davvero, di chi in questa città vive comunità e resistenze ogni giorno e non di chi crea emarginazione con speculazioni immobiliari.
Non è un caso che un’espressione di piazza così dirompente sia avvenuta nel cuore finanziario e speculativo del paese, dove sempre più abitanti vengono emarginati e cacciati in nome dei principi cardini di chi la governa: profitto e speculazione, decoro e gentrificazione.

Abbiamo in seguito appreso dei fermi di 11 persone, tra queste ci sono due minorenni che sono stat3 detenut3 per giorni nel carcere Beccaria sono ora sono stat3 trasferit3 ai domiciliari con il divieto di andare a scuola.
Vogliamo esprimere la nostra più totale solidarietà, vicinanza e complicità a tutt3 l3 compagn3 colpit3 dalla repressione in piazza, nei giorni successivi e nella futura morsa che già il Governo, la Questura e la Stampa stanno annunciando.
In piazza c’eravamo tutt3. La rabbia che è divampata non è violenza, ma una reazione più che legittima di fronte all’indifferenza per un genocidio in diretta e alla complicità del nostro governo ed industrie con l’entità sionista. Bloccare la stazione non è vandalismo, ma uno strumento per fare pressione politica.
Da 2 anni Milano mostra da che parte sta: è antisionista, antifascista, antirazzista, lotta per la liberazione della Palestina, ma anche per una vita migliore qui ed ora.
La descrizione mediatica della giornata si indigna maggiormente per una vetrina rotta e l’atrio della stazione bloccato per qualche ora piuttosto che per gli oltre 60.000 palestinesi massacrati negli ultimi due anni. È evidente che sia una posizione sostenibile solo da chi si trova in uno stato di pieno privilegio, in cui il disagio maggiore è avere un treno in ritardo e non le bombe sulla testa tutte le notti. Inoltre, è paradossale, a due giorni dalla manifestazione, constatare che la stazione Centrale, descritta dai giornali e dal governo come distrutta, sia perfettamente funzionale, pulita e decorosa pronta per la Fashion Week; mentre Mina ed Ettore sono stati al Beccaria più tempo di quanto sono duranti i presunti danneggiamenti.

Questo caldo inizio settembre, aperto con il corteo oceanico per lo sgombero del Leo e di lotta per tutti gli spazi sociali, occupati ed autogestiti, mostra quanto il malcontento popolare sia diffuso, quanto la rabbia sociale sia pronta a divampare, ma soprattutto l’importanza di attraversare le vie e le piazze della nostra città con i nostri corpi, di rivendicare l’uso di strumenti conflittuali come gli scioperi, i boicottaggi, i sanzionamenti e le occupazioni. Dopo lunedì non è calato il silenzio, anzi martedì c’è stato un presidio e corteo sotto il Beccaria, mercoledì un presidio e corteo da palazzo Marino a Cairoli e nei prossimi giorni le mobilitazioni continueranno, le città saranno bloccate nuovamente fino a che la Palestina non sarà libera.

PALESTINA LIBERA
PIENA SOLIDARIETÀ ALL3 COMPAGN3
LIBER3 TUTT3

ZAM – Zona Autonoma Milano

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