Il Leoncavallo alla città, per 50 anni ancora
La città che vogliamo, il paese che vogliamo, il mondo che costruiamo.
La grande manifestazione di sabato 6 settembre, e le successive moltitudinarie espressioni di piazza contro il massacro della popolazione palestinese, caricano, i centri sociali, le realtà autogestite, ogni persona o collettivo di opposizione, di resistenza e di antagonismo, di una responsabilità alla quale nessuno può far fronte individualmente. Quelle manifestazioni hanno dimostrato che c’è un sogno collettivo , la voglia di prendersi un mondo diverso. E’ stato anche detto con forza che il Leoncavallo non riguarda un singolo luogo o i centri sociali diffusi nel paese. Riguarda, invece, la possibilità che esista, e si manifesti con forza, un’alternativa ideale seria, polifonica e poliedrica allo stato delle cose presenti.
Tale alternativa si misura con la forza delle idee, con la diffusione delle proposte e delle iniziative di lotta, non certo con la rassegnazione, il lamento e la frustrazione.
Proponiamo di organizzare, tutti e tutte, due giorni di convegno infinito e diffuso in più luoghi della città di Milano. Convegno non limitato ai militanti dei centri sociali e alle attiviste, ma aperto ad artiste, scrittori, scienziate, intellettuali di prossimità, alle tante persone socialmente impegnate.
A conclusione del convegno, domenica sera, pensiamo sia necessario organizzare una grande iniziativa culturale per il Leoncavallo diffuso per il centro della città di Milano.
Inoltre, proponiamo di organizzare un concerto in piazza del Duomo il 18 di marzo, anniversario dell’assassinio di Iaio e Fausto, o, se i tempi non sono fattibili per il Primo Maggio.
Parallelamente a questo grande sforzo collettivo di discussione e di proposta si procederà a compiere ogni passo necessario per assicurare al Leoncavallo e a ogni altro spazio autogestito il diritto d’esistenza e di agibilità politica.
Gli spazi sociali autogestiti hanno creato, e continueranno, certo, a creare qualche problema agli amministratori e, a volte, agli abitanti della città, ma sono stati una risorsa collettiva preziosa, un patrimonio al quale nessuna città può rinunciare.
Senza gli spazi sociali autogestiti le città sarebbero un monumento al grigiore, alla tristezza e all’infelicità, oltre che un sentiero lastricato di disuguaglianze e di sfruttamento.
Il fondamentale ruolo creativo e propositivo dei centri sociali occorre rivendicarlo non soltanto per il passato ma soprattutto per il futuro.
Il Leoncavallo non ha mai pensato che ci sia una strada privilegiata da percorrere al fine di difendere i centri sociali e di crearne tanti altri. Tutte le strade sono percorribili: l’occupazione di spazi privati, l’occupazione di spazi pubblici, la donazione, il comodato gratuito, l’affitto, l’acquisto. La strada da percorrere dipende da molteplici fattori: la soggettività dei luoghi, la loro forza, la situazione politica della città e del Paese, la presenza di soggetti sociali, politici ed economici magari molto distanti da noi, ma interessati a dialogare con noi.
Identicamente, per il Leoncavallo è giusto che ogni spazio sociale autogestito si dia la forma giuridica che ritiene più opportuna: completamente informale, associazione, coperativa, società di mutuo soccorso, spazio pubblico autogestito, srl sociale, fondazione. Tra queste diverse opzioni, come tra quelle precedenti, non ci deve essere ostatività, inimicità o competizione, ma dialettica duratura e profonda.
La libertà di ciascuno vincola e crea le possibilità della libertà di tutti.
Dunque, teniamo aperte tutte le strade. Facciamo una mappa di tutti spazi occupabili. Verifichiamo la possibilità di partecipare a bandi che non siano chiacchiere e perdite di tempo. Sondiamo, se ci sono, la possibilità di ottenere spazi in donazione, in comodato o in affitto. Procediamo nel tentativo di acquisire lo spazio di via Watteau che per il Leoncavallo, e il movimento nel suo insieme, avrebbe un significato enorme.
Chi si illudeva che la vicenda del Leoncavallo si sarebbe chiusa con l’occupazione militare dello spazio è uno stolto. Non essendo stata fornita alcuna seria alternativa, via Watteau dobbiamo fare di tutto affinché rimanga la sede del centro sociale Leoncavallo. Già alcuni spazi e gli archivi sono oggetto di tutela, ma il Leoncavallo è un luogo vivo, la sua storia non può essere inscatolata e condotta altrove. Ogni punto del suo spazio è espressione del suo archivio sempre in costruzione.
Se le istituzioni della città e del paese non sono stati capaci di acquisire lo spazio di via Watteau per il Leoncavallo, sarà il Leoncavallo che acquisirà lo spazio di via Watteau per la città e per il Paese.
Per favorire il dialogo, la partecipazione e l’attivismo di tutti i soggetti interessati, l’assemblea nominerà suoi ambasciatori e ambasciatrici con il mandato di preparare le iniziative indicate, di esplorare, in maniera pubblica e trasparente, tutte le ipotesi relative allo spazio del Leoncavallo, oltre che di tenere i rapporti con gli altri luoghi autogestiti, con la proprietà, con le Istituzioni della città e del Paese.
Dopo 3 settimane dalla presente data, tali ambasciatori presenteranno tutte le ipotesi esperite riguardo lo spazio del Leoncavallo e la bozza di programma delle due giornate di convegno che saranno discusse in assemblea pubblica alla quale, come sempre, è demandata ogni decisionalità.
Per presentare questi progetti, e per discutere collettivamente sulla loro realizzazione, è convocata un’assemblea pubblica per il 22 ottobre alle 20.30 alla sede provinciale di Arci Milano.
Leoncavallo in via Watteau, in ogni quartiere, in ogni città.
Riprendiamoci la città, riprendiamoci la vita, conquistiamo il futuro.
Leoncavallo Spazio Pubblico Autogestito
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