Milano, 5.000 in piazza contro i CPR
Ieri la più grande mobilitazione contro i CPR a Milano dal 2019.
Era dall’ottobre 2019, dal 12 per l’esattezza, che non si vedeva scendere in piazza così tanta gente contro i CPR e in particolar modo contro quella gigantesca vergogna che è il CPR milanese di via Corelli.
Tanto tempo quindi, con in mezzo la pandemia e lo scoppio di due terribili conflitti. Nel frattempo, nonostante le mobilitazioni che avevano caratterizzato il 2018 e il 2019 con tre grosse manifestazioni, il Centro di Permanenza e Rimpatrio è stato aperto e tutte le più cupe previsioni delle attiviste e degli attivisti NoCpr si sono puntualmente avverate, in forma anche peggiore del previsto se possibile.
E’ stato dunque importante e liberatorio riprendersi la piazza con un serpentone umano che da piazza Tricolore, sotto il sole d’aprile, è giunto oltre il ponte di via Tucidide ed è stato bloccato, come sempre, da un ingente spiegamento di Forze dell’Ordine che sbarrava via Corelli.
La manifestazione era aperta da uno striscione molto chiaro che recitava: “No Cpr, no lager di Stato, né a Milano né altrove, né in Libia né in Albania”. Perché se è vero che gli anni sono passati e diversi governi si sono alternati, le coordinate della “gestione” dell’immigrazione introdotte sin dal 2017 dall’allora Ministro dell’Interno del PD Marco Minniti non sono cambiate: appaltare fuori dai confini italiani la parte più scabrosa del vicenda migratoria prima in Libia con i suoi lager e i suoi tagliagole della “Guardia costiera libica” e ora in Albania (che, per triste ironia della sorte, è uno dei paesi simbolo da cui, negli anni Novanta, è iniziata la costruzione della narrazione isterica su una presunta “invasione migrante”). Dopo Minniti si sono succeduti negli anni altri tre ministri tra cui i pessimi Salvini e Piantedosi, ma la sua strategia continua tristemente a fare scuola.
Durante il corteo milanese di ieri sono state ricordate alcune delle persone morte recentemente nei centri di detenzione italiani nonché i due tragici suicidi di Moussa Balde e Ousmane Sylla.
Se i CPR anche solo concettualmente sono strutture vergognose, quello di Milano in particolar modo è un vero e proprio buco nero dei diritti umani.
La recente inchiesta della Procura di Milano e il commissariamento della struttura hanno messo nero su bianco, sulle pagine dei media mainstream, le condizioni vergognose che si vivono all’interno della struttura e che la Rete NoCpr denunciava già da tempo. Il commissariamento non sembra aver sortito miglioramenti sostanziali tanto è vero che sono continuate le proteste e gli atti di autolesionismo. Mentre il nuovo Prefetto Sgaraglia tende sempre a minimizzare, il centrosinistra al governo della metropoli da più di un decennio finge di non vedere facendo molto meno del minimo sindacale per ottenere la chiusura dell’inferno di Corelli.
Una marcia in più alla manifestazione di ieri è stata data dalla presenza massiccia della comunità palestinese reduce da settimane e settimane di manifestazioni contro il massacro in corso a Gaza e che ha rilanciato la solidarietà verso la Palestina in vista del 25 Aprile.
Una giornata importante insomma, quella di ieri, grazie alla perseveranza delle attiviste e attivisti NoCpr che non hanno mai abbassato la guardia in questi anni anche nei momenti più difficoltosi in cui scendere in piazza era difficile.
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